Wall Street ha chiuso in netto ribasso venerdì, con l'S&P 500 in calo dell'1,8%, il Nasdaq del 2,4% e il Dow Jones in ribasso di quasi 610 punti a causa del dato sui Nfp che ha deluso le attese. Il rapporto sull’occupazione è uscito infatti più debole del previsto, e ciò ha sollevato preoccupazioni in relazione ad un possibile rallentamento della congiuntura.

L’economia ha aggiunto 114.000 posti di lavoro a luglio 2024, ben al di sotto dei 179.000 rivisti al ribasso a giugno e delle previsioni di 175.000. È anche il livello più basso degli ultimi tre mesi, al di sotto dell'aumento mensile medio di 215.000 nei 12 mesi precedenti, il che indica che il mercato del lavoro si sta effettivamente raffreddando. Il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente al 4,3%, il più alto da ottobre 2021.

Anche le trimestrali delle principali aziende tecnologiche e i deboli dati sul settore manifatturiero hanno creato tensione tra gli investitori. Le azioni di Amazon sono scese dell'8,8% dopo aver mancato le previsioni di fatturato e aver rilasciato prospettive deludenti. Intel è crollata del 26,1% dopo i risultati trimestrali negativi, con Nvidia (-1,8%), Broadcom (-2,2%) e Microchip Technology (-10,6%) che hanno registrato forti cali. Al contrario, le azioni Apple sono salite dello 0,7% dopo che i risultati hanno superato le aspettative. Nella settimana, l'S&P 500 è sceso del 2,1%, il Dow è sceso del 2,1% e il Nasdaq del 3,4%.

VALUTE

Sui cambi, l’effetto del dato Usa ha spinto il dollaro al ribasso con l’EurUsd che dai minimi di 1.0780 è salito a 1.0925, quasi 150 pips, mentre il Cable, che era sceso sull’onda emotiva di possibili ulteriori ribassi del costo del denaro da parte della BoE, nel prossimo futuro, ha reagito ritornando sopra quota 1.2800, rimanendo però più debole rispetto all’euro, tanto è vero che EurGbp ha toccato il massimo da fine maggio scorso a 0.8535.

Impressionante movimento del UsdJpy che dall’11 Luglio scorso ha perso quasi 1500 pips, in controtendenza rispetto alle previsioni di molti analisti, i quali sostenevano che il Giappone non fosse in grado di reggere l’urto della speculazione contro la valuta locale. I prezzi sono arrivati oggi sul minimo del 10 marzo scorso, quando era partito il movimento rialzista da 146.60 fino a 161.70, price action durata esattamente 4 mesi. In meno di un mese il dollaro si è mangiato tutti i precedenti guadagni, nonostante un delta tasso ancora al 5%.

A contribuire al recupero dello Jpy, anche le tensioni geopolitiche tra Iran e Israele, che hanno alimentato le vendite di dollari. Insieme allo Jpy segnaliamo il franco svizzero che contro Euro ha guadagnato quasi il 3% nella sola settimana appena terminate, con l’EurChf sceso a 0.9360, trascinato da vendite aggressive di UsdChf, arrivato a 0.8580, dopo che a inizio settimana quotava quasi 0.8900.

Nuovi minimi storici per NzdChf sceso a ridosso di 0.5100. Sarà una settimana certamente interessante, quella che di apprestiamo a vivere, price action volatili e occasione per un possibile ritorno del risk on, specie e sul fronte geopolitico dovessero esserci degli sviluppi positivi a livello di rapporti diplomatici.

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ORO SU NUOVI MASSIMI STORICI

L'oro è salito a oltre $ 2.474 l'oncia venerdì, un nuovo massimo storico, dopo l’uscita del dato sull'occupazione negli Stati Uniti, che ha aumentato le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve.

Le prove di un rallentamento del mercato del lavoro hanno aumentato le preoccupazioni che la Fed non riuscirà a ottenere un atterraggio morbido poiché i dati ISM hanno mostrato una forte contrazione nel settore manifatturiero, mentre i mancati utili aziendali dei giganti aziendali hanno limitato la portata della loro resilienza ai tassi elevati.

Di conseguenza, i mercati si aspettano che la Federal Reserve possa effettuare un taglio dei tassi di 50 punti base per iniziare il suo nuovo ciclo a settembre. Tra l’altro, la tensione in Medio Oriente continua a stimolare la domanda di asset rifugio, oro in testa.

PETROLIO

I future sul greggio WTI sono scesi di oltre il 3% a meno di 74 dollari al barile, il livello più basso degli ultimi due mesi, e hanno esteso le perdite della sessione precedente, poiché le preoccupazioni sulla domanda globale di petrolio hanno superato i rischi di offerta derivanti dalle crescenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

Nel frattempo, i mercati stanno monitorando attentamente la risposta dell'Iran all'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh, che segue l'uccisione del comandante supremo di Hezbollah in un attacco aereo a Beirut.

I DATI DELLA SETTIMANA

Sarà una settimana tranquilla negli Stati Uniti, a livello di dati macro, con solo l'ISM Services PMI e il report sulla bilancia commerciale da tenere sott’occhio. Inoltre, si avvicina la fine della stagione degli utili per le grandi aziende, con risultati da Amgen, Caterpillar, Uber, Airbnb, Walt Disney, Eli Lilly, SoftBank e Siemens.

In Cina, attenzione al Caixin Services PMI, la bilancia commerciale e i dati sull'inflazione e sul consumo. Negli altri paesi , da segnalare le decisioni sui tassi per Australia, India e Messico, mentre in Turchia, Filippine, Messico, Brasile e Russia, usciranno i dati sull’inflazione. La Germania pubblicherà dati sulla bilancia commerciale, ordini all’industria e sulla produzione industriale, mentre l'Eurozona aggiornerà i dati sulle vendite al dettaglio.

Infine, attenzione ai dati sulla bilancia commerciale per Canada e i Services PMI per Spagna e Italia.

Buon trading e buona settimana.

Saverio Berlinzani



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