Ancora rialzi per i mercati azionari, con nuovi massimi storici per l’S&P 500 che ha sfiorato quota 5 mila punti. Il Dow Jones è salito di altri 150 punti sfiorando anch’esso un nuovo massimo di sempre. Il Nasdaq, dal canto suo ha realizzato un nuovo top oltre i 17.750 punti. L’attenzione è ancora focalizzata sulle trimestrali, e questa volta tutti i settori hanno fatto registrare performance positive.

Le Big Tec hanno ancora performato con percentuali tra lo 0.5% e il 2% di guadagni. Viene spontaneo chiedersi, cosa mai, nel prossimo futuro, potrebbe fermare questo trend infinito degli indici, che non paiono minimamente scalfiti neppure quelle rare volte che i dati Usa evidenziano qualche crepa.

Certo è che più si sale, più emergono gli spettri del passato quando in periodi analoghi, si scatenarono movimenti contrari estremamente volatili e un aumento del risk off che poi divenne panic selling. Viene in mente il famoso detto, ricorrente sui mercati anglosassoni dell’epoca, per cui “Don’t panic, but if you panic, be the first”, era un tema ricorrente. Ma per ora non possiamo sapere, cosa potrebbe eventualmente scatenare un evento simile.

Sul fronte dati segnaliamo la pubblicazione della bilancia commerciale USA, che negli ultimi tre anni ha evidenziato un deciso miglioramento, 774 miliardi di dollari attuali di deficit contro il 951 miliardi del 2022. Un risultato trascinato soprattutto dal calo dell’import (-3.6%), guidato dal calo del prezzo del petrolio, e dall’aumento dell’export (+1.2%), in ragione di un aumento delle vendite all’estero di beni di consumo e veicoli a motore che hanno raggiunto livelli record.

VALUTE

Sui cambi solito refrain, ovvero pochi movimenti, con il dollaro che rimane assoluto protagonista, nonostante vi sia qualche tentativo di vendite nelle ultime ore. EurUsd al di sopra del supporto chiave di 1.0720, ma incapace per ora di risollevarsi al di sopra di 1.0800, così come la sterlina che oscilla tra 1.2520 e 1.2770. Per ora, i timidi tentativi di recupero sono stati prontamente ribaltati.

UsdJpy dal canto suo, dopo alcuni tentativi di ribasso ieri, è tornato prontamente a salire e si è avvicinato a 148.80-90 che rappresenta l’ultimo baluardo prima di rivedere eventualmente 151.80-90, ovvero l’area dei massimi precedenti. Intanto nelle ultime ore dobbiamo segnalare una ripresa dell’EurChf con un indebolimento del franco svizzero che, nel caso di violazione di 0.9475, potrebbe in qualche modo accelerare. Niente di che per ora, ma la formazione di minimi crescenti lascia ben sperare.

SCENDE L’INFLAZIONE IN CINA

I prezzi al consumo a gennaio sono scesi dello 0.8% su base annua, al quarto mese consecutivo di ribasso, la serie peggiore dal 2009. Si tratta del calo più marcato degli ultimi 14 anni, con i prezzi degli alimentari scesi di quasi il 6% a dicembre. I prezzi core invece sono aumentati dello 0.4% che rappresenta comunque l’aumento più basso dal giugno scorso. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0.3%, segnando una lieve ripresa. UsdCnh stabile a 7.2000 anche se le resistenze chiave sono poste a 7.2300, non lontane dai livelli attuali.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani



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