La forza del Dollaro spaventa le Borse asiatiche, e non solo. Salgono ancora i rendimenti dei Govies Usa ed Europei. Bund 10 anni sopra 2%. Si moltiplicano i segnali di recessione in Europa gia’ nel 4’ trimestre. Prezzo del petrolio ancora in calo: WTI verso quota 81 Dollari/barile.
Il rischio di recessione in Europa e’ in aumento ed il progressivo inasprimento della politica monetaria da parte delle banche centrali aggrava una prospettiva gia’ di per se’ debole. D’altronde, come recentemente ribadito da diversi membri delle banche centrali in Usa ed in Europa, l’inflazione e’ troppo alta e va contrastata, anche al prezzo di accelerare l’ingresso in una fase di contrazione economica.
Analisti ed investitori guardano con preoccupazione anche l’escalation militare in Ucraina, dopo che il Presidente russo Putin ha deciso una mobilitazione “parziale” nel Paese, volta a reclutare 300 mila nuovi soldati, ed ha annunciato che la difesa del territorio russo, anche delle parti appena “conquistate”, verra’ fatto con ogni mezzo disponibile.
A fine giornata di ieri, 22 settembre, gli indici azionari europei erano tutti depressi: Francoforte -1,84%, Parigi -1,89%, Londra -1,08%, Milano -1,07%. Anche a Wall Street solo segni negativi: Dow Jones -0,36%, S&P500 -0,85% e Nasdaq -1,37%.
L’economia Usa regge bene ed il mercato del lavoro conferma un’ottima salute: le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono cresciute di 5 mila unità a 213 mila, ma vengono da 5 cinque cali consecutivi e stazionano da maggio scorso attorno a livelli minimi storici.
La “stance” sempre piu’ restrittiva delle banche centrali continua a spingere al rialzo i rendimenti dei Titoli di Stato, sia negli Stati Uniti che in Europa: quello del Treasury a dieci anni ha raggiunto stamane, 23 settembre, il +3,77%, massimo da 10 anni, mentre il tasso reale a 10 anni, desumibile dal Treasury Inflation Protected, e’ salito a +1,30%, massimo da undici anni.
Il rendimento del Btp italiano e’ cresciuto stamane a +4,26% e quello del Bund tedesco +2,06%: lo spread tra questi benchmark europei e’ 220 bps, stabile.
Sul fronte valutario prosegue senza sosta la corsa del Dollaro Usa, che tra le altre valute “sciaccia” ai minimi da 37 anni il valore di quella britannica, la Sterlina. Non va molto meglio per l'Euro, che oggi vale 0,975 Dollari, -0,8%, ai minimi da oltre 20 anni.
La netta divergenza della politica monetaria della FED (Banca Centrale Usa, aggressiva) e della Banca del Giappone (ultra-accomodante), ha spinto il cambio Dollaro/Yen ai minimi da quasi 24 anni, sino a 145 dollari, suggerendo alla Bank of Japan di intervenire con acquisti diretti sul mercato a sostegno della propria moneta. Stamane, alle ore 12.00, vale 142.9.
Sul versante macro oggi saranno diffusi gli indici preliminari PMI USA (Purchasing managers Index) di settembre. Molta attenzione si concentrera’ anche sulle parole di Jerome Powell nel discorso di apertura all'evento Fed Listens a Washington.
Intanto, i dati pubblicati ieri sulla fiducia dei consumatori dell'area Euro dicono che è scesa ai minimi storici a -28,8 (-3,8 dal mese di agosto): pesa l’irrisolta crisi energetica e l’elevata probabilita’ di recessione in Europa nel 4’ trimestre.
Si parla spesso delle banche centrali Usa ed europea, ma anche le altre non stanno immobili: la Bank of England (BoE) ha alzato i tassi di riferimento di 50 bps a +2,25%, ma 3 dei 9 membri votanti erano per un rialzo di 75 bps. Come piccola consolazione, la BoE ha abbassato le stime sull'inflazione a ottobre da +13% a +11% recependo gli effetti del piano del nuovo Governo per tagliare le bollette energetiche.
La Banca Centrale Norvegese (Norges Bank) ha alzato i tassi di 50 bps, a +2,25%, ed ha prospettato con alta probabilita’, un nuovo rialzo a novembre. La Banca Centrale Svizzera (Swiss National Bank) ha alzato i tassi di riferimento di 75 bps a +0,50%, chiudendo la lunga era dei tassi negativi.
Debole, come accade da diverse settimane, il prezzo del petrolio: il WTI (greggio di riferimento Usa) perde stamane -2,2% a 81,7 Dollari/barile (ore 12.30 CET).
Chiusure pesanti e operatori preoccupati dal super Dollaro Usa in Asia, dove l’indice Bloomberg Apac ha perso -0,7%, -1,8% nella settimana, consuntivando la 5 settimana negativa delle ultime 6. La borsa giapponese è chiusa per festività, ma per lindice Nikkei la settimana e’ terminata ieri con un calo del -2,5%.
L’Hang Seng di Hong Kong ha perso -1,8% e -4,4% nella settimana, il Kospi coreano -1,8% (-4,7%), ed il CSI300 di Shanghai&Shenzen -0,4%, con -2,0% di saldo settimanale.
Lo Yuan cinese chiude una settimana si continua svalutazione verso il Dollaro Usa, per una perdita cumulata del -1,6%. Anche il broker giapponese Nomura ha intanto ridimentsionato, a +4,3% da +5,1% la stima di crescita del GDP (Prodotto interno lordo) Cinese nel 2023.
Mattinata pesante per le borse europee che perdono in media -1,7% (ore 12.30 CET): anche i futures su Wall Street indicano riaperture in calo medio del -1,1%.
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