Borse ottimiste, pronte per il taglio dei tassi, atteso -0,25%, della BCE. Trimestrali banche Usa molto buone, al via anche quelle europee. Governo cinese di nuovo in soccorso del settore immobiliare. Permane forte incertezza sull’esito delle Presidenziali Usa.
Le Borse europee hanno chiuso per lo più deboli ieri, 16 ottobre, vigilia della riunione della BCE (ECB–Banca centrale Europea). La migliore è stata Londra, +0,9% dopo il dato sull'inflazione nel Regno Unito, in rialzo anche Madrid, +0,6%, mentre Amsterdam ha perso -0,7%, Parigi -0,4%, Francoforte e Milano -0,3%.
La Banca centrale Europea dovrebbe tagliare i tassi d’interesse, per la 3’ volta quest’anno, di -0,25%, come già avvenuto a giugno e settembre, ma ulteriori riduzioni sono attese dagli analisti quasi ad ogni meeting fino a marzo, suggerite dal rallentamento dell'inflazione europea a 1,7% a settembre, minimo da aprile 2021.
Negli Stato Uniti la prospettiva è un po’ diversa, poichè i dati più forti delle attese su occupazione e inflazione hanno ridimensionato la probabilità di nuovi e ravvicinati tagli del costo del denaro da parte della Federal Reserve (Banca centrale Usa-FED).
Ieri Wall Street ha chiuso positiva: Dow Jones +0,8%, Nasdaq +0,3%, S&P500 +0,5% coi conti dei big bancari al centro dell’attenzione. L’azione Morgan Stanley ha guadagnato oltre +4%, dopo l’annuncio di un utile netto di US$ 3,19 miliardi nel 3’ trimestre, +32% circa annuale, su ricavi netti netti per 15,4 miliardi, +16%.
La forza del mercato azionario Usa vince dunque sulle preoccupazioni per le persistenti guerre in Ucraina e Medio Oriente e per il settore tech/semiconduttori dovuto al profit-warning del gruppo olandese Asml, che ha tuttavia inciso solo sull’indice di settore e su azioni “vicine” come Nvidia e Amd.
Un’ancora di positività viene dalle prime trimestrali Usa, con la speranza fondata che qualche buona notizia emerga anche da quelle europee, sebbene il quadro macro del vecchio continente sia più debole che negli States.
Quello del lusso sembra essere il comparto che più risente della “spending attitute” sub-ottimale dei clienti europei e cinesi: ne ha dato testimonianza ieri la trimestrale di Lvmh, uscita martedì a tarda sera con numeri sotto le previsoni.
In positivo, nella cornice macro europea, troviamo l’inflazione, in forte calo a settembre. Ieri è stata fornita quella del Regno Unito, scesa a +1,7% annuo, da +2,2% di agosto, e che favorirà un prossimo taglio dei tassi da parte della Bank of England.
Negli Usa scendono velocemente i prezzi all’importazione: a settembre sono diminuiti -0,4% rispetto al mese precedente, il calo più marcato da dicembre 2023, mentre il dato di agosto è stato rivisto a -0,2%, da -0,3%.
Sul fronte obbligazionario, quella di ieri è stata una giornata positiva per il “debito Italiano”: nel giorno in cui il ministro all'Economia, Giancarlo Giorgetti ha illustrato la manovra 2025 del bilancio pubblico, lo spread di rendimento tra Btp italiano e Bund tedeschi decennali è sceso a 122 punti base.
Oggi le Borse europee, con rialzi medi di +0,8% a fine mattina (ore 13.00 CET), testimoniano la speranza nel 3’ taglio dei tassi nella riunione odierna dell’ECB.
In Asia abbiamo visto chiusure molto eterogenee: Shanghai -1,05%, Shenzhen -0,56%, nonostante le nuove misure varate dal Governo a supporto del comparto immobiliare.
Giù anche Tokyo, -0,69%, dopo il dato in calo delle esportazioni. In Cina Shanghai ha chiuso in calo, -1,05%, e Shenzhen -0,56% nonostante le nuove misure lanciate per sostenere il disastrato settore immobiliare. Incerte anche Hong Kong, -0,2%, Mumbai, -0,54%, e Seoul, invariata.
Il Governo cinese ha deciso di raddoppiato l’ammontare dei prestiti per terminare progetti residenziali incompiuti i cui lavori erano stati interrotti per la crisi finanziaria dei costruttori prima ancora di quella dovuta alla pandemia Covid.
L’impressione è che Pechino voglia mettere “fine” alla lunga crisi del settore, ma non consideri più il settore delle costruzioni come un motore dell’economia.
Occhi aperti oggi, 17 ottobre, anche ai dati su vendite al dettaglio e sussidi di disoccupazione Usa, da sempre accurati “marcatori” della salute dell'economia e, naturalmente, sul proseguimento della pubblicazione delle relazioni trimestrali, tra cui spiccherà, a mercati chiusi, quella di Netflix.
Di rilevo anche la fase intensa e finale dei sondaggi sulle elezioni Presidenziali Usa. Sta crescendo il numero di Stati in cui Trump sembra in vantaggio, ma il risultato resta incerto o, per meglio dire, in balia degli elettori incerti.
Sul mercato valutario, l'Euro continua a perdere terreno sul Dollaro Usa e scende a 1,084 da 1,087 del fixing di ieri. Cerca faticosamente di stabilizzarsi lo Yen giapponese: il cross Eur/Yen è attorno a 162,5, da 162,7, mentre quello Dollaro/Yen è 149,6, da 149,7. Bitcoin conferma i recenti massimi da luglio a 66.9 Dollari, +0,75%.
Prezzo dell'oro ancora forte e vicino a nuovi massimi: 2.682 Dollari/oncia, +0,3%, mentre non riesce a recuperare quello del petrolio, dopo che negli ultimi 4 giorni ha perso oltre -6%, anche per il taglio delle previsioni 2024 e 2025 operato sia da Opec+ (Cartello dei Paesi Esportatori) che AIE (Agenzia Internazionale per l'Energia).
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